#musica acustica
Explore tagged Tumblr posts
Text
#lana del rey#born to die#trechos de música#blue jeans#��� use a tag 𝘳𝘦𝘣𝘭𝘰𝘨𝘶𝘦 𝘴𝘶𝘢 𝘮ú𝘴𝘪𝘤𝘢 𝘢𝘲𝘶𝘪#mentesexpostas#liberdadeliteraria#musica pra alma#mentes danificadas#love songs#lana del ray aesthetic#projetoversografando#projetoalmagrafia#projetoversossubmersos#poesia acustica#dailymusicians#dailywomanedit#my edit#daily song#alternativequeens#dailywomansource#little-blurry#Spotify#citações#dailymusicedit#lana is god#my playlist#favorite songs#fumantesdealma#mardeescritos
503 notes
·
View notes
Quote
Cê parece tanto o amor da minha vida, né?
Poesia Acústica
#poesia acustica#mpb#nova mpb#mpb contempôranea#musica brasileira#musica nacional#trechos de musicas
28 notes
·
View notes
Text
Ainda vai tentar me entender quando eu não fizer mais sentido? E ficar comigo quando tiver visto o pior lado de quem eu sou?
(Luiz Lins)
20 notes
·
View notes
Text
Quando um abraço apertado se encaixa, é como se o mundo parasse ali, é como se a vida acabasse.
14 notes
·
View notes
Text
Dopo tanto, tantissimo tempo, sono ancora qui, ad abbracciare una chitarra… perché alla fine è sempre lì che torno dopo una giornata di pioggia, è sempre lì che corro quando il sole scotta… e grazie a lei ho potuto immortalare quello che sono stata, ricordare ciò che sono, e sognare chi sarò.
Festa della musica
21 giugno 2023
#Spotify#songwriter#music#festa#festa della musica#chitarra#chitarra acustica#acousticguitar#bug#musica#taylor#after all this time#always
3 notes
·
View notes
Video
youtube
Es viernes. Cena y música. Hoy nos ameniza la velada Dido con una versión acústica de su maravillosa White Flag. https://youtu.be/jqJEeD6qCgg
4 notes
·
View notes
Text
Standing ovation
Si guardava il viso riflesso nello specchio alla luce delle lampadine che lo attorniavano. Era una luce spietata che metteva in risalto il tappeto di rughe che tagliavano in ogni direzione la sua pelle spessa a ricordargli gli eccessi e le sregolatezze da rockstar d’annata. Interrogandosi con gli occhi si domandava soprattutto se fosse stata una buona idea quella di esporsi in una serata…
View On WordPress
0 notes
Text
a trio + ossatura = 3 dicembre, concerto a forlì
i due ensemble A Trio e Ossatura in una performance insieme per la prima volta: domenica 3 dicembre, ore 18:00 @ Area Sismica, https://www.facebook.com/events/3540441742861850 Forlì, in via Le Selve 23 A TRIO & OSSATURA = Mazen Kerbaj: tromba Sharif Sehnaoui: chitarra acustica Raed Yassin: contrabbasso Elio Martusciello: chitarra, computer Luca Venitucci: fisarmonica, elettronica Fabrizio Spera:…
View On WordPress
#A Trio#Area sismica#batteria#chitarra#chitarra acustica#computer#concerto#contrabbasso#elettronica#Elio Martusciello#Fabrizio Spera#fisarmonica#improvised music#Luca Venitucci#Mazen Kerbaj#music#musica#musica d&039;improvvisazione#musica di ricerca#oggetti#Ossatura#performance#Raed Yassin#recherche musicale#Sharif Sehnaoui#tromba
0 notes
Photo
Un Recuerdo de Diciembre 2010
Mis 2 guitarras! Janis (Acústica Yamaha Estándar) Arianna (Eléctrica Sg 400 Epiphone) Solía ser una de esas mañanas en casa! ensayando con mi vieja Banda Grunge (Other Son) al lado de ellas mis tabas de ese entonces Vans y Converse! que fue Love? Hablamos Malón!
#guitar center#Yamaha#Acustic Guitar#Guitar Electric#Sg 400 Epiphone#Guitarra Jumbo Acustica#post grunge#grunge tumblr#soft grunge#grunge style#punk rock#skate punk#indie rock#alternative rock#cigarros pall mall#Ron Cartavio#Hot Topic#cervezas y chicas#cerveza Pilsen#pizzas y musica
0 notes
Photo
Ecco a voi la Line up per l’Open MAD natalizio🎅 - il 16.12.22 non perderti @matildelacava @bredosound @beasanjust @margotpoemsession e le poesie di @jessebsafari . - Come puoi non esserci?🤷♀️ - La location é sempre quella, é sempre bellissima❄️ @upurbanprospectivefactory con @marta_di_meglio_ - Cosa ti può mancare?😍 - #buonanatale #openmad #pezzidimusica #artist #openmic #trastevere #trastevereroma #musica #acustica (presso Trastevere) https://www.instagram.com/p/CmFHwMdNYU-/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
Text
La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
41 notes
·
View notes
Text
#taylor swift folklore#mentes danificadas#taylor swift#taylor lyrics#taylor swift the tortured poets department#mentesexpostas#liberdadepoetica#poesia acustica#mardeescritos#projetoalmaflorida#trechos de musicas#verboador#fumantesdealmas#caostalgia#Spotify#textos#little-blurry#liberdadeliteraria#projetoflorejo#love songs#usermusicdaily#usermusic#dailymusicedit#dailymusicsource#daily musings#dailymusicqueens#musicedit#citações#meus textos#▶ use a tag 𝘳𝘦𝘣𝘭𝘰𝘨𝘶𝘦 𝘴𝘶𝘢 𝘮ú𝘴𝘪𝘤𝘢 𝘢𝘲𝘶𝘪
73 notes
·
View notes
Text
Storia Di Musica #343 - Alice In Chains, Jar Of Flies, 1994
Le storie musicali ottobrine avranno come protagonista un formato musicale, perchè ho scelto 4 EP come protagonisti delle quattro domeniche di questo mese. Cos'è un EP? Un Extended Play è un supporto fonografico (in vinile, CD, musicassetta, download digitale o altro) che contiene più tracce rispetto ad un singolo, ma che, similmente al mini LP, non può essere classificato come album discografico. La definizione è alquanto vaga e non esiste un limite preciso che stabilisca quando un EP non è più tale e diviene un album vero e proprio: per convenzione, si concorda che un disco con pochi brani e una durata di 25-30 minuti sia un EP ma, per esempio, le regole della Recording Academy per i Grammy stabiliscono che ogni pubblicazione con cinque o più tracce sopra i 15 minuti di durata dev'essere considerata "album", senza menzionare gli EP. Tuttavia nelle classifiche ufficiali di vendita sono sempre segnalati quando vengono commercializzati come tali, e la storia della musica popolare occidentale ci fa scoprire che è una forma di registrazione niente affatto secondaria: nasce addirittura negli anni '20 del 1900 come supporto che conteneva non una solo brano per lato, ma due o due più tre sull'altro lato. Nelle prossime storie ne racconteremo un po' la storia, anche inteso come mezzo di espressione alternativo, soprattutto in certi momenti specifici della storia musicale.
Quello di oggi, per partire, è uno degli EP più famosi della storia. Fu il primo EP a svettare tra i dischi più venduti di Billboard. Questo EP si intitola Jar of Flies e fu pubblicato dagli Alice in Chains il 25 gennaio del 1994. Gruppo formidabile, dell’ala hard rock del grunge di Seattle (anche se tentarono sempre di non apparire grunge), gli Alice in Chains (un omaggio sadomaso ad Alice nel Paese delle Meraviglie) si fondano nel 1987 quando Layne Staley incontra Jerry Cantrell. Ispirandosi più verso l’heavy metal che la psichedelia acida dei coetanei gruppi grunge, nel 1990 pubblicano il primo disco, Facelift, che li proietta alla ribalta delle cronache musicali. Subito dopo, con Sap, il primo di una coppia meravigliosa di fortunati EP, iniziano a suonare sonorità acustiche, lontano dal suono potente, distorto ed elettrico dei dischi “interi”, come Dirt del 1992, che a metà tra speed metal e Black Sabbath li fa diventare superstar. Ma come sempre nelle migliori storie rock arrivano i guai. Staley inizia una dipendenza pesantissima da alcol ed eroina, e per oltre un anno la band non si esibisce. Appena però sta meglio, in una settimana nel 1994, la band, in tenuta acustica con Mike Inez al basso e Sean Kinney alla batteria, sfoggia in 7 giorni, a detta degli stessi pieni di fumo, depressione ed alcol, questo capolavoro. Il titolo, Jar of Flies, prende spunto da un esperimento che Cantrell fece al liceo: in due vasi venivano poste due comunità di mosche, uno con molto cibo, l’altro con meno. Quella con più cibo prosperava molto più forte di quella con meno cibo, ma alla fine il sovrappopolamento finì per esaurire presto le risorse e la comunità morì, mentre l’altra continuò a vivere. Rotten Apple è una struggente ballata fatta apposta per la voce straziante di Staley, e vola per oltre 6 minuti. Nutshell, con scie sonora da pelle d’oca, è tanto favolosa quanto tetra e devastante nel testo (inizia così: Inseguiamo promesse mal stampate, affrontiamo il sentiero del tempo). I Stay Away è una traccia acida e psichedelica e che forse faceva capire i progetti futuri della band. Cantrell scrive No Excuses, che diventerà uno dei loro brani icona e canta con Staley la bellissima Don’t Follow. Whale & Wasp è strumentale, Swing Of This è una melodia diversa, quasi staccata al resto dell’album, così compatto sia musicalmente che emozionalmente. Nel 1995 la band scrive ancora un capolavoro, Alice in Chains, conosciuto come Tripod per la foto del cane a tre zampe in copertina, ancora numero 1 in classifica. Ma il tour che segue sarà di sole 7 date, per le condizioni sempre più disastrose di Staley, che comparirà per un ultimo concerto, la registrazione di un toccante MTV Unplugged del 1996, uscito anche come disco, e con una Nutshell da brividi. Morirà, isolato, depresso e distrutto, il 5 aprile del 2002, precisamente 8 anni dopo Kurt Cobain. La band si è riunita sotto l’egida di Cantrell nel 2005 e nel 2009 ha pubblicato Black Gives Way To Blue con un nuovo cantante, William DuVall, dai suoni iper heavy come i bei tempi ed è ancora in attività (Rainier Fog ultimo disco del 2018 e è da tempo annunciato un settimo album). Ascoltatene la malinconica bellezza.
23 notes
·
View notes
Text
Era il 19 marzo 1971 e niente fu come prima: i Jethro Tull pubblicano Aqualung è la copertina icona dei Jethro Tull. Fondati dall’istrionico Ian Anderson, i Jethro Tull hanno segnato un’epoca e hanno impresso il loro graffiante stile nella musica toccando tantissimi generi, dal jazz, al blues, al rock, al folk, fino all’elettronica. Il flauto, suonato dallo stesso Ian in modo cosi personale, è diventato un vero marchio di fabbrica. Iniziamo questo racconto sulla copertina più iconica del gruppo con una curiosità: il brano Aqualung, la title track, che eseguono dal vivo praticamente in tutte le loro performance, è uno dei pochi pezzi, che nella sua registrazione originale non ha il flauto! Il riff di Aqualung con quelle micidiali sei note eseguite da Martin Barre fu composto sulla chitarra acustica da Ian Anderson che a tal proposito racconta: “Suppongo che sia stato un po’ ispirato dalle note drammatiche di apertura di Beethoven della Quinta Sinfonia. Suoni alcune note e ti viene in mente un motivo, che è potente e stabilisce l’intera natura della canzone. È una grande cosa quando puoi farlo. I Deep Purple lo hanno fatto con Smoke on the Water. I Cream lo hanno fatto con Sunshine of Your Love. Quando crei uno di quei riff semplici e magnifici, è una cosa fantastica. È un bel gioiello nel firmamento musicale”. LA COPERTINA Ma veniamo alla copertina che in origine era textured, cioè telata. È un album “gatefold” ossia apribile che consentiva agli artisti di inserire più informazioni ed indizi sull’opera che presentavano. La cover è un dipinto di Burton Silverman raffigurante un uomo barbuto dai capelli lunghi in abiti trasandati. L’ispirazione scaturì da una fotografia di un senzatetto, scattata dalla moglie di Anderson a Thames Embankment, lungo gli argini del Tamigi. Una figura ai margini della società che osserva tutto. Perfetta per il contenuto lirico del disco ricco di riferimenti sociologici, religiosi e di vita comune. Da notare il netto contrasto tra il barbone e il manifesto alle sue spalle che pubblicizza eleganti e dispendiose vacanze natalizie in una località sciistica delle Highlands scozzesi meridionali. L’illustrazione materializza quasi il suo “rantolo” affannoso e minaccioso che è il vero senso del disco, che in origine doveva chiamarsi My God. Come lo stesso Ian Anderson ci svela, il titolo deriva dal rumore di un respiratore subacqueo. L’Aqua-lung è infatti il nome originale della prima attrezzatura subacquea sviluppata da Jacques Cousteau e Emile Gagnan nel 1943. L’interno della copertina, mostra un altro dipinto con i componenti del gruppo in abiti stravaganti all’interno di una cattedrale: Ian Anderson a bocca aperta che canta e tiene un incensiere; Jeffrey Hammond, il bassista, che beve da una tazza e ha in testa un casco da aviatore; Clive Bunker, il batterista, che è accovacciato sullo sfondo con una croce in mano; Martin Barre, il chitarrista storico della band, che è in abiti seicenteschi mentre John Evan suona il piano
2 notes
·
View notes
Text
Ai tempi del liceo avevamo una band interna alla scuola. A quei tempi quasi ogni scuola aveva la sua. Adolescenti appassionati che si divertivano a suonare, forse piu' per atteggiarsi con le ragazze che per vera convinzione. Il Kocis, dilettante della batteria ma molto entusiasta, dopo avermi convinto ad acquistare una chitarra acustica ( che strimpellavo da cane) voleva una canzone tutta nostra, cosi' mi chiese di buttare giu' un testo ( scrivere mi riusciva meglio che suonare la chitarra 😉) . Peccato che non trovammo mai la musica giusta per coronare quell'avventura.
Dai, su..sali sulla mia cadillac rossa,
Ti portero' dove i cactus sono rosa
Dove gli uccelli volano sott'acqua..
Dai, su, baby, sali sulla mia cadillac rossa.
Senti come gira il mio motore
Bolle tutta l'acqua del mio radiatore..
Dai, su..sali sulla mia cadillac rossa,
Ti portero' dove il cielo e' di pietra
Dove i pesci volano tra le nuvole..
Dai, su baby, sali sulla mia cadillac rossa.
Senti come gira il mio motore
Bolle tutta l'acqua del mio radiatore.
Svita il tappo baby, svita il tappo..
e lascia uscire tutto quel vapore..
Dai, su baby, dai, su baby, fammi accelerare.
@ilpianistasultetto
24 notes
·
View notes
Text
La tua vita sessuale è strana come la tua musica?
“Cosa ti fa pensare che la mia musica sia strana? Devi liberarti dei tuoi preconcetti. Stai parlando con un essere umano che sembra essere piuttosto intelligente, che lavora sodo per fare quello che fa e non c'è niente di strano in questo. Ricorda, sono razionale. Penso che sia tu quello strano. Cosa c'è di strano nella mia musica? Ciò che rende la mia musica insolita è che le persone ascoltano sempre un solo tipo di musica alla radio. È lo sfondo delle loro vite, carta da parati acustica. C'è una battuta accettabile, ci sono tre progressioni di accordi accettabili e parole accettabili: piccola, amore, lacrime, yat yat. Solo perché non mi occupo di questi termini non significa che io sia strano. Quindi, dillo alla gente: non sono strano, sono razionale. Sono una persona che può scegliere di scrivere cose del genere oppure materiale che includa tutte le note del pianoforte suonate contemporaneamente, seguito da un camion di cemento che passa sopra al pianoforte e da una piccola esplosione atomica. Niente di strano in tutto questo finché lo fai in modo significativo”.
(Oui, aprile 1979)
Frank Zappa
8 notes
·
View notes